A differenza del carattere cinese, dove lo scritto combina entrambi i significanti verbali e visivi, in Occidente la parola e l’immagine nella loro lunga storia sono stati quasi sempre in competizione. Rari sono i casi in cui la parola è stata denigrata a vantaggio dell’immagine (e viceversa) durante il ciclo di vita di una cultura.
Parola ed Immagine dal secolo VIII al 1800
Nella Chiesa orientale nel corso dei secoli VIII e IX conosciuto come il periodo dell’Iconoclastia, ha avuto luogo un dominio della parola sulle rappresentazioni sacre.
Una delle conseguenze di questo antagonismo è stata l’attribuzione di maggiori poteri alla parola nella sua maggiore efficacia a svolgere funzioni narrative o esplicative. Ma la lunga storia della parola e dell’immagine non è sempre stata fatta di conflitti, o subordinazioni.
Nel Medioevo, le tradizioni del Cristianesimo sono state rispettate per mezzo sia dell’immagine che della parola.
Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi (Vangelo Gv 1,1-18). Di conseguenza, gli artisti che hanno scelto di illustrare un evento cristiano introducono l’elemento della parola nell’opera d’arte.
Più tardi nel Rinascimento, con la diffusione della stampa e della narrativa religiosa e classica, la parola non appare più allo stesso livello dell’immagine ma resta comunque una parte ineludibile dell’esperienza.
Nel periodo Ming dell’arte cinese, furono molto popolari invece i dipinti narrativi; tuttora gli artisti cinesi contemporanei continuano questa pratica.
I Preraffaelliti usano inscrivere il titolo dell’opera sulla cornice inoltre, nel XIX secolo nascono cataloghi ed etichette come strumenti esplicativi o complementari a ciò che viene visto dal vivo.
Parola ed Immagine nel Novecento
Nel XX secolo la separazione tra la rappresentazione visiva (connessa all’idea del verosimile) e la rappresentazione linguistica viene interrotta.
In una certa misura gli artisti operanti nel ventesimo secolo ricollegano tra loro l’immagine e la parola, riferendosi alla parola scritta non solo come mezzo di trascrizione di un discorso, ma come una doppia realtà dotata anche di un elemento visivo con una propria plasticità.
La parola viene trattata come un collegamento alla vita, un ponte tra immagini e suoni, un punto di incontro emozionante.
Pensate a Paul Klee o Stéphane Mallarmé, che hanno interpretato la parola come segno visivo e lo spazio visivo come parte integrante della poesia.
Tra i cubisti, nel 1912 Braque è stato il primo ad avere una visione commerciale: numeri, lettere, parole vengono introdotte come asserzioni in uno stile di vita, come parte di un desiderio di avvicinarsi il più possibile ad un certo tipo di realtà.
Analogamente, Picasso in Ma Jolie introduce una sua visione commerciale, intensificando le scomposizioni del Cubismo analitico.
Con Kurt Schwitters, gli elementi testuali e visivi sono costantemente intrecciati tra poesia e collage. Nelle sue opere, parola ed immagine vengono utilizzati insieme per innescare molteplici significati attraverso le associazioni.
Schwitters dissocia gli elementi testuali dal loro contesto abituale e li trasforma in elementi pittorici, ed anche il contrario, gli elementi tradizionalmente pittorici dovranno essere letti incoraggiando i fruitori ad associare e dissociare, a cercare il sensibile nell’assurdo e la rappresentazione nell’astratto.
Dopo il 1945, con l’aumento delle merci ed imballaggi prodotti in serie, gli artisti si confrontano con il Consumismo, le riproduzioni e la dialettica tra parola e immagine contenuta nella Pubblicità.
In Inghilterra, Richard Hamilton propone una topografia del lato oscuro ed in Francia, gli artisti che lavorano con il décollage cercano di distruggere l’incastro tra immagine e testo, denunciando la cultura delle materie prime e l’americanizzazione sgradita dalla cultura popolare francese.
Jenny Holzer e Barbara Kruger, sviluppano la parola sfruttando lo spazio urbano imitando i mass media. Nel fare questo, sono stati tra i primi a riconsiderare la modalità di diffusione dell’arte, al di fuori dello spazio della galleria tradizionale.
Conclusioni
Con le nuove interfacce create dalla tecnologia, non si può più parlare di egemonia della parola verso l’immagine e viceversa, ma di fusione e/o sovrapposizione.
Una buona parte di pubblico è ancora (purtroppo!) facilmente influenzabile; di sicuro occorrerà essere capaci di mantenere un solido equilibrio tra parola e l’immagine attraverso un rapporto complementare.
Riferimenti bibliografici
John D. Hunt. Introduzione all’Arte, Parola e Immagine, John D. Hunt et al. (London: Reaktion, 2010)
Maria do Carmo de Freitas Veneroso, “O Diálogo Imagem-Palavra na Arte do Século XX, ” Aletria, (Jul-Dec 2004)
Michael White, “Senso e nonsense di Kurt Schwitters”, Parola e Immagine, John D. Hunt et al. (London: Reaktion, 2010)
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